2017/07/07

Frammento di conversazione ormai persa

- ... E mi dica, degli ultimi giorni. Gli ultimi giorni: lui come era?

- Mi ricordava la California. Abbagliata dal sole, pallida, quasi malinconica, indifferente alle onde dell'Oceano.

- Mi dica di più di lui. Che lingua parlava allora? Quali parole diceva? Cosa esprimeva?

- Ritornava a tratti. A volte impetuoso, a volte gelido.
Ritornava senza particolari sorprese, frasi di affetto, meraviglie. Sentivo la mancanza di quell'animo da saltimbanco, dei valori, dell'amore che ora credo veramente fosse incondizionato.
Ritornava più risentito. Ritornava da scorribande emotive. Dalla delusione.
Silenzioso, disturbato nel tono, rauco.
Sempre da più lontano. Come un messaggio che giunge e ritorna da una meteora che si allontana inevitabilmente da questa Terra.

- Io, io capisco. Che successe allora?

Disse posando gli occhiali, ed intrecciando le mani sul ventre.
Lei emise un profondo sospiro e si spostò una ciocca ambrata dalla fronte:

- Infine non ebbi più risposta.
Il nero dello spazio, le stelle inutili, la solitudine cosmica, forse anche l'insieme delle cose: lui rimase inghiottito, io credo. Sparito in un singhiozzo.

Il silenzio avvolse i quattro muri color pesca.
L'aria era immobile. Fuori, accennava un improbabile temporale estivo.
L'orologio segnava le ore 18:08.

Un universo aveva da tempo emesso il suo ultimo rantolo.
Una nave salpava muta.

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