2017/11/23

Forse, sarebbe stato meglio fidarsi di te

(una lettera senza più tempo)

Mi dispiace,


mi dispiace averti ferito, averti dato la sensazione che tu fossi importante per me, salvo poi stancarmi dopo poco tempo e lasciar prevalere i miei interessi ed i miei spazi. 

Mi dispiace vederti ora che volti le spalle sempre più spesso, che sempre più spesso infili la porta, che sempre più spesso prendi i tuoi spazi - quando suppongo benissimo che pur facendo cose ti chiudi soltanto nella tua solitudine. 

Mi dispiace avere avuto reazioni dure, poco flessibili, acide ed accidiose a seconda della situazione, ed in ogni caso, mi dispiace avere avuto questi comportamenti a seconda delle mie esigenze e tranquillità personali.

Mi dispiace avere vissuto sempre il tuo affetto totale, il tuo amore fatto di piccole cose ma anche di carezze, coccole, fisicità e bellezza come un "prezzo da pagare", quasi un fastidio. 

Mi dispiace avere preso solo la parte più utile di te, ignorando che anche i tuoi sentimenti avessero un potenziale: io non ho mai creduto nel potenziale dei sentimenti, ho sempre mirato al lato pratico. 

Mi dispiace non averti mai detto un "ti voglio" dal profondo dell'anima, "ti apprezzo" vero nel momento del bisogno, di non averti mai dato conforto quando stavi davvero male, se non quando scoppiavi in lacrime e letteralmente crollavi a terra.
Mi dispiace non averti voluto dare quelle piccole conferme che danno le coordinate ad un cuore innamorato affinché esso mantenga la sua direzione.

Non volevo sembrare indifferente alla tua vita, non volevo tu pensassi che le tue gioie, passioni, interessi, inclinazioni non fossero importanti o fossero poco importanti per me. 

Non avrei mai voluto che tu ti sentissi ferito fisicamente e nella tua persona fisica, sessuale, nella tua sfera emotiva. Non avrei voluto che tu ti sentissi fuori posto nella nostra relazione e nella nostra casa, tra le nostre coperte e accarezzando il mio corpo. 

Non avrei mai voluto incarnare l'idea della distanza, della fatica del lasciarsi amare, dell'ostruzione verso le tue fantasie. 

Avrei forse potuto fare di più per coltivare la tua energia, invece di continuare a depauperarla; avrei potuto cercare la tua vicinanza quando anche tu la desideravi, invece di richiederla solo quando volevo io (ed in ogni caso le tue mani ed il tuo respiro ci sono sempre stati).

Forse era esagerato il mio sentirmi dentro ad una scatola di plexiglas. Forse a modo tuo, ed in ogni caso in maniera appassionata, ricercavi solo il mio amore e nonostante i tuoi piccoli difetti stavamo entrambi crescendo e migliorando.


Non volevo vederti uscire dalla porta per sempre così, con gli occhi gonfi, con il viso tirato, con i passi trascinati e gli angoli della bocca bassi. 

Non volevo fare spegnere il sorriso e la voglia di rimanere responsabilmente bambino.

Non volevo costringerti a non giocare più ed a non godere più delle cose belle e semplici che ti costituivano. 



Non era mia intenzione, non volevo leggere quella lettera che tu avevi già scritto da molto tempo, da quel giugno caldissimo. 

Non pensavo che un giorno decidessi di metterti completamente di traverso, voltare le spalle e fuggire ferito nella foresta della tua vita, lasciando dietro di te una scia di sangue trasparente come le lacrime.

Avrei forse dovuto capirne di più di questa foresta, avrei dovuto entrarci tutte le volte che mi hai proposto di farlo, promettendo di proteggermi dai pericoli e di mostrarmi la tua vera essenza.


Forse, sarebbe stato meglio fidarsi di te. 
Che di male non me ne avresti fatto, ed alla lunga saresti stato un singolare che si potesse unire a me, nel plurale della parola "vita".

Ora è troppo tardi. 

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